lunedì 31 gennaio 2011

Terra Venduta di Claudio Cordova


http://www.laruffaeditore.it/pagina.asp?id_c=2&action=details&cat_id=4&prod_id=348&pag=1&parola=cordova&cat_id_serch=0


Terra Venduta di Claudio Cordova

Così uccidono la Calabria

Conosco Claudio Cordova, un giovane giornalista calabrese di cronaca nera e giudiziara. Una persona compita ed educata, come spesso sanno essere i meridionali, eppure deciso e coraggioso perlomeno a giudicare da questo suo reportage sull’Anonima rifiuti calabrese, che poi tanto anonima non è, e nemmeno solo calabrese, ma andiamo con ordine...

Con uno stile fresco e asciutto e con la precisione lessicale di chi è avvezzo alle aule dei tribunali e ai verbali della polizia, Claudio Cordova, come un novello Dante, ci fa da guida nell’inferno che sta sotto la sua terra, una Terra Venduta come intitola il suo saggio pubblicato nel Maggio 2010 per i tipi di Laruffa editore.

La Calabria, ci ricorda il Cordova, è un territorio molto esteso e impervio, circondato da un mare molto profondo dai fondali sabbiosi. L’ideale per chi vuole nascondere, celare, seppellire. E in Italia, c’è sempre qualcosa da seppellire o insabbiare. Se poi ci mettiamo il fatto che la ‘ndrangheta è l’organizzazione mafiosa più potente e ramificata, è facile capire perché “la Calabria fornisce un contributo enorme per l’accrescimento delle montagne di scorie industriali gestite dalla Rifiuti Spa che nell’ultimo anno ha raggiunto la vetta di 3100 metri, quasi quanto l’Etna”. Un Etna sottorraneo però, come le montagne nere di scorie dello stabilimento ENI di Pertusola, a Crotone: 127.890.147 chilogrammi impiegati nella costruzione di edifici pubblici, soprattutto scuole. A quei bambini che poggiavano i piedi su un tappeto di scorie tossiche hanno ritrovato zinco, cadmio e nichel nello stomaco e sui capelli. Molti di loro adesso hanno il tumore.

Nel distretto di Melito Porto Salvo nel solo primo semestre 2009 ci sono stati ben 84 nuovi casi di tumore. Gli abitanti di Melito riferiscono di un viavai di camion che scaricavano rifiuti tossici nell’alveo del torrente Tuccio, le cui acque sfociano in prossimità dei pozzi comunali dell’acqua potabile, ma il sindaco Iara dice: “ I morti dispiacciono, ma purtroppo ci sono in tutti i paesi...”

E quello dei rifiuti, racconta ancora Cordova, è un affaire che coinvolge tutto il paese, con molti collegamenti internazionali: i fanghi tossici della centrale termoelettrica Enel di Brindisi declassificati come non pericolosi e occultati in una cava d’argilla in provincia di Reggio Calabria; la motonave Rigel, battente bandiera maltese, fatta affondare col suo carico di uranio al largo di Capo Spartivento (E il mare? Che ne sarà del mare della zona se l’ammorbiamo? Ma sai quanto ce ne fottiamo del mare? Pensa ai soldi che con quelli, il mare andiamo a trovarcelo da un’altra parte...), la motonave Jolly Rosso, inviata dal governo italiano per recuperare in Libano 9532 bidoni di rifiuti tossici “esportati” in quel luogo da aziende italiane e spiaggiata sulle coste calabre di Amantea, Ilaria Alpi e il suo operatore che vengono uccisi in Somalia mentre stavano indagando sul caso di un rimorchiatore italiano che voleva svuotare un carico di rifuti tossici al largo delle coste di quel paese africano.

Il nostro giovane Dante per un anno intero spulcia archivi del tribunale e cartelle ospedaliere. Va su sul campo a intervistare operai, contadini, amministratori, procuratori e semplici cittadini. Documenta le sue ricerche con fotografie e resoconti puntuali dei gironi dell’inferno dei rifuti tossici e ce lo riporta in tutto il suo fetore in questa pubblicazione che merita tutta la nostra attenzione. Nelle conclusioni dice: “A volte, indagando, ho avuto davvero l’impressione che questa regione sia stata, per faccendieri di tutto il mondo, una vera e propria discarica. La cosa certa, infatti, è che i rifiuti radioattivi sepolti nel terreno, o quelli affondati nel mare, non sono di certo rifiuti calabresi e, talvolta, nemmeno italiani.”

Mentre i nostri politici pensano a sbranarsi tra di loro a colpi di volgari scandalucci, Claudio Cordova dà una testimonianza importante di giornalismo sociale e mi porta a fare una piccola riflessione.

Si sta discutendo sull’opportunità di un nuovo programma nucleare. Indipendentemente dall’analisi sull’opportunità economica e tecnologica di andare in una direzione che gli italiani hanno bocciato vent’anni fa, penso che il nostro paese non sia maturo per gestire una potenziale ‘bomba’ nucleare sul suo territorio. La nostra classe politica fragile e distratta e l'economia sommersa dominata dalle mafie non ce lo permettono.

Mi si accappona la pelle a pensare alle montagne di scorie radioattive che dovrebbero essere poi smaltite.
Pensate che bel business per la ‘ndrangheta! Così uccidono l’Italia sarebbe il nuovo dossier di Claudio Cordova e, nonostante la stima per l’autore, personalmente non vorrei leggerlo tra qualche anno.

3 commenti:

  1. Ciao, sono capitato in questo blog per caso, attratto dalla bellezza della frase inserita nell'header. Il caso mi piace :)

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  2. Grazie.
    Il caso può aprire una strada, la volontà ce la fa seguire, se è il caso.
    Ciao, Fabio

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