giovedì 28 luglio 2011

Il piccolo pino

Il nonno mi aveva portato sotto il Castello a cercare funghi, come spesso facevamo nelle mattinate autunnali su quella piccola montagna dietro casa. Sulla vetta, parzialmente nascosti dalla vegetazione, c’erano i resti del castello dei Barbavara, i signorotti che nel Medio Evo avevano dominato sul paese di Roccapietra. Quel giorno, invece dei funghi, trovammo un piccolo pino. Il nonno decise di portarlo a casa e di piantarlo in mezzo al cortile.


- Crescerà insieme a te - aveva detto, mentre ricopriva le radici di terra fresca.

Il piccolo pino diventò il nostro albero di Natale. Il nonno aveva avuto quell’idea appena lo aveva visto là, piccolo e solo, in mezzo al bosco. Lo avevamo adottato e lui si era prestato al compito di colorare di verde il bianco della neve che intanto era scesa a coprire il cortile e tutti i prati intorno. Era ancora piccolo e non avremmo potuto utilizzare tutte le nostre decorazioni natalizie, ma solo le più belle.

Cominciammo con le palline rosse. Le passavo una a una al nonno e lui le appendeva sull’albero, stando attento che non fossero troppo pesanti per i suoi piccoli rami. Dopo avere infilato una ventina di palline, il nonno girò attorno all’albero con la ghirlanda argentata che, stranamente, risultò insufficiente a completare i giri. Andai in casa a prenderne un’altra e quando uscii con la decorazione il nonno stava cercando di infilare la stella sulla cima.

- Non c’è un albero di Natale senza la sua stella - diceva, ma nonostante fosse in punta di piedi non riusciva nell’intento. Andai nello scantinato a prendere la scala e appena fuori mi accorsi che tutta la parte alta del pino era spoglia. Dovevamo aggiungere altre palline rosse. Il nonno intanto era salito sulla scala per infilare la stella, ma giunto a metà gli venne mal di schiena e dovetti aiutarlo a scendere. Gli portai una sedia e lo lasciai riposare ai piedi dell’albero, mentre un timido sole invernale disegnava ricami sul suo volto stanco. Io ripresi il lavoro e svuotai due scatoloni di palline, pareva non bastassero mai.

Quando quelle finirono, fu la volta della stella, ma nemmeno io riuscii ad arrivare alla cima, ed ero ritto in piedi sull’ultimo scalino.

Scesi dalla scala per ammirare l’albero coi rossi frutti del Natale: era talmente alto che superava di un bel po’ la casa e gli addobbi  ormai ne ornavano solo i rami bassi.

- Crescerà insieme a te - aveva detto il nonno, che intanto si era addormentato con la neve nei capelli.








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