Non sono un giallista, anche se ogni tanto mi piace scrivere utlilizzando lo strumento del thriller e della suspense e altrettanto leggo con curiosità i
romanzi che stendono sul corpo del poliziesco abiti che ricuciscono con
precisione fatti e avvenimenti della nostra epoca, come recentemente è stato per Semina il vento di Alessandro
Perissinotto e Polvere rossa di Marco
Bettini.
In questi giorni ho letto I poeti morti non scrivono gialli di Bjorn Larsson, Iperborea.
In questi giorni ho letto I poeti morti non scrivono gialli di Bjorn Larsson, Iperborea.
Nella Svezia del ventunesimo secolo narrata dai suoi molteplici autori di
libri gialli, dove tutti gli assassini hanno avuto un’infanzia infelice fatta
di padri alcolisti e pedofili, Jan Y. Nilsson ha dedicato l’intera vita alla
poesia ed essendo uno dei "più acclamati e meno letti poeti del paese" vive poveramente dei pochi diritti d’autore che gli vengono riconosciuti da
Petersen, il suo illuminato editore, uno dei pochi a credere ancora nel libro d’autore.
E’ proprio quest’ultimo a convincere Jan Y. A scrivere un romanzo giallo, sia
per dare sfogo alla sua abilità naturale di narratore, che per ragioni
strettamente commerciali. Il poeta, pur con mille dubbi e ripensamenti anche a
causa del parere sfavorevole dell’amica Tina, una sorte di musa protettrice,
accetta ma ad una condizione: scrivere solo quello che conosce e di cui ha interesse.
Da anni è indignato dall’enorme disparità tra reddito da lavoro e da capitale
che caratterizza la nostra società, disgustato dall’immorale accumulo di denaro
a colpi di bonus e buonuscite milionarie realizzato da manager di aziende in
crisi che licenziano gli operai, irritato dalle speculazioni e transazioni
finanziare che arricchiscono pochi e impoveriscono molti. Il giallo di Jan Y.
piace molto a Petersen che, ancora prima che sia finito, rivende i diritti di
traduzione a molti editori europei. Quando però l’editore va a trovare il poeta
nella sua casa galleggiante ancorata nel porto di Helsingborg per fargli
firmare il contratto, lo trova impiccato e con una penna stilografica
conficcata nel collo. Le indagini del caso vengono assegnate a un commissario
con la passione della poesia che sembra essere più interessato a farsi
pubblicare un suo libro di poesie che a scoprire il colpevole dell’omicidio.
La storia prosegue, più che a colpi di scena polizieschi, a colpi di citazioni poetiche, da Rilke a Transtromer -
il recente premio Nobel della letteratura - intrecciando in un gioco letterario
il romanzo di Jan Y. con la vicenda del suo assassinio fino a un imprevedibile
epilogo ed è un’occasione per capire i meccanismi che sono alla base dei
successi editoriali in un mondo dove “ormai uno scrittore timido e goffo, privo
di carisma e di abilità oratorie, non si prende nemmeno più la briga di
pubblicare un libro. Essere di lingua sciolta e di bell’aspetto, soprattutto se
donne, è quel che conta.”
Un buon romanzo. Quasi un giallo, come recita il sottotitolo del libro di
Larsson.
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