giovedì 9 giugno 2011

Ognuno per proprio conto

Wilma è ucraina. Un pezzo di donna, gambe come querce, la pelle bianca come latte.


Lavora a Milano per ottocento euro al mese come badante di un vecchio invalido che non l’ha ancora messa in regola.

Suo marito è rimasto in un paesino poco distante da Kiev. Lavora in miniera. I loro figli li cura la nonna materna.

Wilma non può tornare da loro perché altrimenti perde il lavoro e non potrebbe più tornare in Italia.

Amir è egiziano. Ha occhi che ridono e zoppica vistosamente.

E’ sbarcato due anni fa a Lampedusa. Suo fratello era annegato il mese prima, il barcone affondato il mezzo al mare. Ad Amir è andata bene.

Moglie e figli vivono con quello che lui manda a casa.

Ha fatto il bracciante agricolo a Fondi, cinquecento euro per dieci ore al giorno. Una brandina in una stalla, i bisogni li faceva nei campi.

Con i soldi risparmiati, è salito fino a Sesto San Giovanni dove c’erano altri suoi amici, immigrati clandestini come lui. Ha lavorato in un cantiere edile, ma quando è caduto da un ponteggio si è rotto il femore destro e l’hanno licenziato.

Adesso vende libri di favole africane ai giardinetti di via Palestro.

Lì la domenica Wilma fa il pic-nic con le connazionali, tutte badanti come lei. Stendono una tovaglia bianca, mangiano panini e bevono Tavernello. Poi cantano insieme. A bassa voce, però, altrimenti i vigili le cacciano.

Amir ha un bel sorriso bianco e mani forti. Si avvicina zoppicante al gruppo di donne. Sa che non venderà libri a loro, ma ci scherza volentieri e quelle non lo allontanano.

Wilma ha gambe sode e schiena dritta. Ha anche due incisivi d’oro. Amir dice che ha l’oro in bocca. Non vorrà tenersi quel tesoro tutto per lei? Wilma ride e gli incisivi brillano al sole primaverile, mentre passeggia con Amir. Le amiche ucraine ridacchiano, vedendoli andar via.

Lui ha messo i libri in una sacca che porta sulle spalle. Parlano in italiano. Cento parole in due, non di più. Bastano per quel pomeriggio di festa, il resto lo fanno le mani e poi le bocche. Wilma sa di vino rosso, Amir sa di chiodi di garofano. Baci al vin brulé.

Quando il sole tramonta, Wilma torna dal suo invalido e Amir riprende a infastidire tutti con i suoi libri indesiderati.

Entrambi sentono un filo di colpa salire dal basso, la colpa di una piccola gioia clandestina. La scacciano con un gesto della testa e riprendono la loro strada, ognuno per proprio conto.

L’uomo nero e la donnona del nord.

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