mercoledì 4 gennaio 2012

Noi, intimiditi nel feudo leghista - lettera a L'Espresso

'Noi, intimiditi nel feudo leghista'di Fabio Musati e Maria Rosa Panté «Varallo Sesia, Piemonte. Un pezzo d'Italia chiuso, dove chi si oppone all'onnipotente boss del Carroccio subisce ritorsioni, minacce, attacchi personali. E il dissenso è quasi scomparso, per paura». La denuncia di due lettori


(03 gennaio 2012) Caro direttore,

chi Le scrive vive, ha le sue radici in Varallo Sesia, provincia di Vercelli, Piemonte. Alle vie d'entrata della nostra cittadina ci sono dei grandi cartelli che vietano l'accesso a donne col burqa, il niqab, il burqini, ma anche ai vu' cumprà e ai mendicanti. Questi cartelli 'accolgono' le persone già da qualche anno e ce ne sono altri più piccoli sparsi dentro Varallo.



Se abiti a Varallo non li vedi più, se ci arrivi tutti i giorni li guardi distrattamente. Ma noi abbiamo amici che vengono a Varallo da lontano. E restano attoniti.



Ha cominciato uno a chiedere come potevamo sopportarli. Poi un'altra a dire che erano vergognosi e come mai non dicevamo niente. Poi s'è vista gente che li fotografava e qualcuno di noi si è affrettato a dire che non era d'accordo, che quei cartelli non lo rappresentavano.



Infine anche Don Gallo è venuto a Varallo e ha detto che Gesù Cristo non sarebbe potuto entrare qui, in quanto mendicante.



Allora abbiamo sentito che la misura era colma e ormai tutti giorni quei cartelli li guardiamo, sentendo il loro duplice potere negativo: di esclusione e però anche di assuefazione all'esclusione.



Così abbiamo promosso una petizione perché questi cartelli vengano rimossi.



Il sindaco di Varallo è probabilmente abbastanza noto a livello nazionale. E' l'onorevole leghista Gianluca Buonanno.



Questo onorevole, che è sindaco a Varallo, vice sindaco a Borgosesia (città vicina), sponsor del sindaco di Gattinara (altra città vicina) e di tutta o quasi l'Alta Valle, sta trasformando la Valsesia. Come diciamo noi in 'Buonannia'. Cioè nel suo feudo.



Vede, Direttore, qui da noi è diventato molto difficile dissentire e molti hanno perfino paura. La cosa pubblica è gestita ormai attraverso una rete di connivenze, delazioni e intimidazioni che pervade il territorio.



La stampa, a parte qualche rara, timida eccezione, è schierata a favore del sindaco e fa molta fatica a dare spazio a voci contrarie. La gente, soprattutto se deve in qualche modo avere a che fare con strutture comunali, teme ritorsioni di vario genere. Ad esempio qualcuno ci ha spiegato di non aver potuto firmare la nostra petizione perché 'deve lavorare'.



Possiamo dire queste cose con certezza perché anche qualcuno tra di noi, per aver scritto articoli critici (non pubblicati su giornali locali) sulla politica del sindaco, è stato intimidito più volte via e-mail, gli è stato intimato il silenzio altrimenti l'onorevole «avrebbe detto a tutti che razza di persona è» - e in effetti non sono mancati attacchi sul piano professionale e personale.



E questo è accaduto a molti. La situazione feudale è così. Se tu non ti opponi puoi avere dei favori, se ti opponi non solo sei escluso, ma sei anche insultato, la tua immagine infangata, i tuoi diritti lesi.



La petizione per noi che l'abbiamo promossa è un modo per combattere la discriminazione, la chiusura agli altri e l'eccessivo e antidemocratico accentramento di potere in una sola persona. Chi vuole, la trova qui



Se si vuole lasciare commenti o testimonianze c'è anche un blog



Grazie

Maria Rosa Panté

Fabio Musati

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